Cibo-spettacolo, in piazza gli Chef Superstar
La Nazione. Empoli, 6 marzo 2013
Sabato e domenica per l’Unità d’Italia a Tavola esibizioni di cucina sa leccarsi i baffi.
Magari non scaraventeranno i piatti a terra come Joe Bastianich, non faranni facce disgustate come Carlo Cracco o non useranno la parola “mappazzone” come Bruno Barbieri, ma i msterchef di casa nostra non hanno niente da invidiare ai giudici del celebre talent show di Sky.
Sono gli uomini dell’Accademia Italiana Chef di Empoli, una vera e propria scuola di cucina che forma figure professionali a cinque stelle nel mondo della ristorazione.
Tra sabato e domenica saranno presenti in Piazza Farinata degli Uberti in occasione dell’Unità d’Italia a tavalo per delle sessioni di sow cooking: lo schef Simone Bellucci si esibirà nella preparazione di due ricette che già a pronuniciarle fanno venire l’acquolina in bocca. Si va dal baccalà coi porri al celebre lampredotto in inzimino, passando per una degustazione di ‘finger food’ (una sorta di aperitivi) prepoarati dagli allievi della scuola.
Già, la scuola. Naturalmente non ha niente a che vedere con reality show e talent televisivi: qui siamo di fornte ad una vera e propria accademia che forma professionisti nel mondo della ristorazione, dal cuoco tradizionale, all’executive chef, quello che per intendersi, è capo di una vera e propria birgata di cucina, Sì, avete capito bene. Nelle cucine dei grandi ristoranti la gestione delle portate prevede la presenza di una figura professionale che sia in grado di gestire il lavoro dei cuichi, riuniti in brigate. E il gergo militare non è scelto a caso.
Qual è la notizia? Che circa l’80% degli allievi formati dall’accademia, che ha sede legale a Empoli in via Bartoloni ma vanta anche diverse succursali a Bologna, Siena e Milano, riesce a trovare lavoro alla fine dei corsi, dove per lavoro si intende entrare a far parte della cucina di una grande ristorante o resort.
“Il nostro scopo è formare personale qualificato, veri e propri professionisti in ambito culinario – spiega l’executive Chef Simone Falcini – e vi assicuro che questo è un settore che quasi non conosce la parola crisi. Spesso e volentieri non riusciamo nemmeno a soddisfare le richieste di personale che i ristoranti ci fanno”.
I corsi duranto circa un mese e mezzo: parte del lavoro viene svolto in accademia, poi ci sono le classiche ore di pratica in strutture convenzionate. “I nostri corsi costano meno di 2mila euro – spiega ancora Falcini – e sono a numero chiuso. Facciamo dei colloqui con gli interessati e li scegliamo in base e requisiti e motivazioni. Non serve esperienza. L’età media dei partecipanti va dai 17 ai 32 anni, ma abbiamo avuto anche candidati over 40 e 50. Al termini dei corsi facciamo un esame: per passarlo bisogna ottenere un punteggio minimo di 70/100. Nei giorni scorsi si è diplomato un ragazzo col massimo dei voti: andrà a lavorare in una grande struttura fiorentina e preparerà il pranzo per un convegno del Movimento 5 Stelle”.
All’accademia Italiana Chef non si formano solo chef, ma anche pasticceri e pizzaioli. Ed è concreta la possibilità, una volta terminato il corso di andare a lavorare all’estero. “Chi ottiene il diploma – dice Falcini – può scegliere di andare in tutto il mondo. Abbiamo contatti con l’Europa e non solo, stiamo lavorando per aprire sedi in Giappone e nelle Filippine. In Cina abbiamo già dei contatti. Quanto personale formiamo? Circa 100 ragazzi all’anno. E tutti trovano lavoro”.
Allegato PDF